Un sopravvissuto di Varsavia
Un sopravvissuto di Varsavia
La base del testo è tratta da Wikipedia.
A Survivor from Warsaw Op. 46 (in tedesco Ein Überlebender aus Warschau Op. 46, in italiano Un sopravvissuto di Varsavia) è un "oratorio per voce recitante, coro maschile e orchestra" di Arnold Schoenberg.
È una composizione in stile dodecafonico (vengono utilizzati i dodici suoni della scala cromatica senza che venga prestabilita fra loro una gerarchia, cioè una tonica, una dominante etc...).
La sua durata è di circa 6 - 7 minuti.
Turbato dalle notizie provenienti dall'Europa in merito alle stragi di ebrei nei campi si sterminio, Schoenberg compose tra l'11 ed il 23 agosto 1947 questa cantata, scrivendo anche il testo in inglese ( ma con parti in tedesco e in ebraico) utilizzando il racconto di un ebreo sfuggito al massacro del ghetto di Varsavia ed altre fonti. L'opera fu presentata per la prima volta ad Albuquerque - New Mexico dalla Civic Symphony Orchestra sotto la direzione di Kurt Frederick. La prima italiana di cui si abbia notizia si è tenuta a Torino il 20 ottobre 1961 da parte del Coro e dell'Orchestra Sinfonica di Torino.
Introduzione strumentale
Il testo dell'opera inizia con un'introduzione dell'orchestra: questi pochi secondi di musica rendono perfettamente lo scopo dell'opera, che è quello di aiutare a riflettere sull'assurdità dello sterminio degli ebrei, facendo quindi risaltare tutta la ferocia e la crudeltà alla quale sono stati sottoposti milioni di ebrei.
Da qui nasce il forte impatto emotivo della musica, caratterizzata da una sempre crescente drammaticità: gli squilli di trombe, le dissonanze, i crescendo improvvisi creano intorno allo spettatore, con tutta la loro efficacia, una scena straziante, fatta di dolore e di morte. La musica contribuisce in maniera determinante a ricostruire la scenografia e a ricreare l'ambientazione dei fatti narrati.
Introduzione del narratore
Dopo l'introduzione dell'orchestra, la voce narrante inizia a parlare ed a raccontare una tipica giornata nel ghetto di Varsavia.
Sveglia e canto degli Ebrei - Percosse dei nazisti
Tutti venivano svegliati presto, e venivano radunati nei punti di raccolta: per tutta la durata, l'opera descriverà insieme all'orchestra i tristi fatti avvenuti quel giorno nel ghetto di Varsavia.
Perdita e ripresa di conoscenza del narratore
Il narratore afferma di non poter ricordare ogni cosa poiché rimasto privo di sensi per la maggior parte del tempo a causa delle percosse subite dai soldati; in questa breve introduzione egli fa riferimento al grandioso momento (che corrisponde all'ultima parte di quest'opera) in cui i suoi compagni intonarono un canto ebraico poco prima di essere uccisi nelle camere a gas.
Il momento più alto e drammatico dell'opera è infatti il momento della "conta" cioè il momento in cui i tedeschi contavano il numero degli ebrei che dovevano essere avviati ai forni crematori, e che viene fatta male e deve essere ripetuta più volte.
TESTO in TRADUZIONE
Non posso ricordare ogni cosa.
Devo essere rimasto privo di conoscenza
per la maggior parte del tempo.
Ricordo soltanto il grandioso
momento quando tutti cominciarono
a cantare, come se si fossero messi d'accordo,
l'antica preghiera che essi avevano
trascurato per tanti anni -
il credo dimenticato!
Ma non so dire
come riuscii a vivere nel sottosuolo
nelle fogne di Varsavia,
per un così lungo tempo.
Il giorno cominciò come al solito:
sveglia quando era ancora buio.
Venite fuori! - Sia che dormiste
o che le preoccupazioni vi tenessero svegli
tutta la notte. Eravate stati
separati dai vostri bambini,
da vostra moglie, dai vostri genitori;
non si sapeva che cosa era accaduto
a loro - come si poteva dormire?
Di nuovo le trombe - Venite fuori!
Il sergente sarà furioso!
Vennero fuori; alcuni molto lenti;
i vecchi, gli ammalati;
alcuni con agilità nervosa.
Temono il sergente.
Si affrettano quanto più possibile.
Invano! Molto, troppo rumore,
molta, troppa agitazione - e non
svelti abbastanza! Il sergente urla:
"Attenzione! Attenti! Beh,
ci decidiamo? O devo aiutarvi io
con il calcio del fucile? E va bene;
se è proprio questo che volete!"
Il sergente e i suoi aiutanti
colpivano tutti; giovani e vecchi,
remissivi o agitati, colpevoli o innocenti.
Era doloroso sentirli gemere
e lamentarsi. Sentivo tutto sebbene
fossi stato colpito molto forte,
così forte che non potei evitare
di cadere. Eravamo tutti stesi per terra,
chi non poteva reggersi in piedi era allora
colpito sulla testa.
Devo essere rimasto privo di conoscenza.
La prima cosa che udii fu un soldato
che diceva: "sono tutti morti",
al che il sergente ordinò
di sbarazzarsi di noi. Io giacevo
da una parte - mezzo svenuto. Era
diventato tutto tranquillo - paura e dolore.
Fu allora che udii il sergente che gridava:
"Contateli!".
Cominciarono lentamente e in modo irregolare:
Uno, due, tre, quattro - "Attenzione!"
il sergente urlò di nuovo, "Più svelti!
"Cominciate di nuovo da capo!
Fra un minuto voglio sapere
quanti devo mandare alla camera a gas!
Contateli!".
Ricominciarono, prima lentamente: uno,
due, tre, quattro, poi sempre
più presto, sempre più presto tanto che
alla fine risuonò come una fuga precipitosa
di cavalli selvaggi, e tutto ad
un tratto, nel mezzo del tumulto,
essi cominciarono a cantare lo Shema
Ysroël!
CORO
Ascolta Israele,
il Signore è il Dio nostro,
il Signore è uno.
Amerai il Signore tuo Dio
con tutto il tuo cuore
con tutta la tua anima
e con tutte le tue forze.
e saranno queste parole
che io ti comando oggi, sul tuo cuore
e ripeterai ai tuoi figli
e ne parlerai con loro,
stando nella tua casa
camminando per la via,
quando ti coricherai
e quando ti alzerai.